Ogni anno i soci dell’Azione Cattolica, nella festa dell’Immacolata, 8 Dicembre, scelgono di rinnovare la loro adesione a questa bella associazione e lo fanno sempre attraverso un momento pubblico all’interno delle loro comunità di appartenenza.
Forse potrebbe apparire un gesto ripetitivo, a volte una formalità inutile.
A cosa serve aderire ad una associazione se siamo già una comunità? A cosa serve prendersi pubblicamente un impegno? Non mi impegno già senza bisogno di dichiararlo? A cosa serve investire in piccoli gruppi, in parrocchie “sgarrupate” e poco attraenti? Ha ancora senso perdere tempo in formazione “lenta” in un mondo in cui tutto cambia velocemente e in modo fluido?
Molte volte mi vengono poste queste domande e spesso rimango in silenzio non perché non abbia qualcosa da dire ma perché vorrei che anziché partire da una visione utilitaristica (a che serve?) ci spostassimo ad un piano più profondo, quello del desiderio e del sogno.
Quale comunità sogniamo per le nostre parrocchie? Desideriamo la giustizia, la pace, uomini e donne capaci di bellezza? Desideriamo scuotere le domande profonde dei nostri ragazzi, giovani? Desideriamo che il nostro impegno sia un contributo a testimoniare la presenza e l’amore del Signore per l’uomo?
Da qui una prima pennellata in risposta al senso dell’Adesione. Questo gesto rappresenta il desiderio di esserci, di ricominciare insieme (ogni volta) come dice lo slogan di questo anno, di non temere di essere cercati per offrire il proprio impegno laddove siamo e come siamo. Rappresenta il nostro affetto per le nostre comunità e i nostri parroci con cui desideriamo metterci in cammino a servizio di tutti.
Un‘altra considerazione prende spunto dal tempo che stiamo vivendo, tempo complesso, complicato, doloroso, un tempo in cui Papa Francesco ha avviato il percorso del Sinodo in un atteggiamento di accoglienza e di ascolto dell’intera Chiesa nei confronti dell’umanità.
In questo cammino , ricorrono concetti conciliari come corresponsabilità, il ruolo del laico nelle comunità, la formazione del laicato e al suo impegno nel mondo, concetti molto cari alla natura della nostra associazione.
Il laico, come ogni cristiano, è chiamato in virtù del suo battesimo ad esprimere la sua unione con Cristo nella vita e in in particolare è chiamato per sua “vocazione a cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”.(LG, IV, cap.31). Una vocazione fondamentale per la crescita e il cammino della Chiesa e che richiede un continuo esercizio di corresponsabilità tra i laici stessi e tra laici e clero. Essere corresponsabili significa sentirsi chiamati direttamente a promuovere la crescita delle comunità ecclesiali nei territori, non solo nell’ottica di svolgere un servizio su richiesta ma in risposta al proprio battesimo. Se Papa Francesco ha rimesso a tema questi concetti, forse è perché, nonostante siano passati 60 anni dal Concilio Vaticano II, la strada da percorrere è ancora lunga e forse basterebbe guardare le nostre comunità per dedurre che forse le cose stanno proprio così.
Da qui, la seconda pennellata, ricordando uno degli obiettivi dell’Azione Cattolica, che è stato ed è proprio questo: formare un laicato maturo e consapevole della propria vocazione battesimale per offrire al mondo uomini e donne appassionati del Signore, della sua Chiesa e quindi dell’umano.
Aderire all’Ac è una scelta vocazionale di laici che scelgono di fare questo percorso in modo associato, democratico, permanente.
Oggi è una sfida che rinnoviamo con entusiasmo, fortificata anche dalla presenza dei quei volti di ragazzi, giovani e adulti che incontriamo nella vita dei gruppi, delle iniziative diocesane e che continuano a chiedere di vivere esperienze di fede significative che diano senso e bellezza alle loro vite.
Il momento dell’adesione è davvero un momento di festa, perché come Maria riconfermiamo come ragazzi, giovani e adulti, il nostro “SI” al Signore ed è una festa che si moltiplica e diventa ancora più autentica quando riesce ad intercettare e accogliere nuovi soci che “riconosciamo come un dono prezioso per la Chiesa e per il nostro Paese”, come ci ha ricordato il nostro Presidente Nazionale Giuseppe.
Simona Granchi
Presidente Diocesana.
Alla domanda su cosa fosse l’ Azione Cattolica, Vittorio Bachelet rispondeva così: “ Una realtà di cristiani che si conoscono, che si vogliono bene, che lavorano assieme nel nome del Signore e che sono amici: e questa rete di uomini e donne che lavorano in tutte le diocesi, e di giovani, e di adulti, e di ragazzi e di fanciulli, che in tutta la Chiesa Italiana con concordia, con uno spirito comune, senza troppe ormai sovrastrutture organizzative, ma essendo sempre più un cuor solo e un’anima sola, cercano di servire la Chiesa. E questa è la grande cosa. Perché noi serviamo l’AC non poi perché ci interessa di fare grande l’AC, noi serviamo l’Ac perché ci interessa di rendere nella Chiesa il servizio che ci è chiesto per tutti i fratelli. E questo credo sia la cosa veramente importante”
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